Conosciamo i produttori: Cascina Danesa - Azienda Agricola di Priotti Paolo
- Admin
- 17/06/2019
A noi di Orto e Porto piace girovagare tra le nostre aziende. Parlare con i produttori è sempre piacevolissimo, conoscere le loro storie, le
loro attività ed i loro pensieri ancora di più. Oggi siamo presso Cascina
Danesa, l’Azienda Agricola di Priotti Paolo, dove siamo stati accolti dal
fratello Claudio che ci ha raccontato della loro terra, delle loro piante,
della loro famiglia e dei loro insegnamenti. A noi tutto questo è piaciuto
talmente tanto che abbiamo deciso condividerlo con voi.
Il nome Cascina
Danesa proviene dalla famiglia Danesi, composta da possidenti terrieri che nel
XVIII secolo la costruirono assieme ad altre 5 o 6 famiglie dei dintorni. La
cascina dà il nome anche alla via. Claudio ci racconta della storia della
Cascina da quando è nelle mani della sua famiglia e gli abbiamo chiesto,
incuriositi, se anche la sua professione proviene dai suoi predecessori.
“Prima di me qua
presso la Cascina ci sono stati i miei genitori e prima ancora i loro genitori.
I miei nonni erano agricoltori e allevatori; i miei genitori no, hanno fatto
tutt’altro nella loro vita, ma comunque coltivavano la terra a tempo perso, per
svago. Anche io e mio fratello Paolo abbiamo fatto altro nella vita, io ad
esempio ero nell’ambito dell’elettronica, trascorrevo le mie giornate in
ufficio. Dopo la morte di mio padre io e mio fratello ci siamo chiesti come
davvero avremmo voluto trascorrere il resto della nostra vita. Ed eccoci qua.
Decidemmo di avvicinarci all’agricoltura: ci affascinava il mondo della
frutticoltura, ma allo stesso tempo volevamo fare qualcosa di diverso, distanziarci
dall’idea di agricoltura radicata nella maggior parte degli agricoltori della
zona e non.”
Affascinante come
filosofia. E come siete riusciti ad attuarla? Da dove avete iniziato?
“Abbiamo iniziato
facendo sidro, poi abbiamo comprato terreni nuovi, ci siamo allargati. Nel 2011
è nata ufficialmente l’azienda. Siamo io, mio fratello e un ragazzo che lavora
con noi part-time, in più diamo spazio a tirocinanti, facciamo corsi sulle
pratiche agricole e facciamo esercitare sulle nostre piante.”
E come mai
quest’idea del sidro?
“In realtà è stata
una scelta dettata proprio dalla nostra voglia di differenziarci. Io e mio
fratello ci abbiamo pensato molto e poi ci siamo resi conto che il sidro è una
bevanda molto conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, presente in ogni bar,
ristorante o negozio di tutta Europa, ma non d’Italia. Così abbiamo deciso di
partire da lì, dal sidro. Era presente in Italia fino ai primi del ‘900 e poi è
andato perdendosi. Da qualche anno si sta ricominciando a sentire parlare di
sidro, e noi abbiamo deciso di far parte di quelli che intendono riprenderlo.”
Non c’è dubbio che
per i fratelli Priotti, è proprio il sidro il prodotto in cui si sentono più
forti. E così ci presenta le diverse varietà di sidri che producono.
“Produciamo diverse tipologie di sidro: abbiamo un sidro
di mele, secco e frizzante, classico, leggero, poco impegnativo, fresco, con
una blanda nota acidula; abbiamo un sidro di pere, secco e frizzante, in cui si
sente una nota acidula poco più marcata, floreale, fresco; produciamo anche un
sidro rosso, secco e frizzante, fresco, fatto da mele ed una miscela di piccoli
frutti quali more, sambuco e mirtillo che lasciano avvertire la nota fruttata;
abbiamo un sidro brulé, secco e fermo, senza bollicine, speziato con bacche di
ginepro, chiodi di garofano e cannella, da scaldare, zuccherare e servire
proprio come un vin brulé; abbiamo un sidro di mele «Giasà», simile
all’«ice wine» prodotto in Canada, dal
carattere dolce, aromatico, con punte delicate di caramello, bevanda da fine
pasto o, ancor meglio, da meditazione.
Ovviamente le mele
e le pere che utilizzate per produrre il sidro provengono dai vostri frutteti. Viene
quasi spontaneo poi chiederti cos’altro producete.
“Coltiviamo frutta.
Quindi, oltre alle mele e alle pere, abbiamo more, mirtilli, nespole, fichi,
cachi. Oltre alla frutta, abbiamo destinato molto spazio alla coltivazione di
cereali minori, come farro, grano saraceno, segale, canapa, grano Senatore
Cappelli, grani teneri antichi, e leguminose come piselli, fave e ceci.”
Claudio, vista la
tipologia delle piante che coltivate, ci viene subito da chiederti se vi
dedicate anche alla produzione di altri prodotti trasformati, oltre al sidro.
“In realtà sì. Dalle
mele e dalle pere ricaviamo il sidro; con diverse tipologie di frutta
produciamo succhi di frutta di vario tipo come succo di mela e barbabietola,
succo di mirtillo, succo di mela, succo e polpa di pera, ed altri ancora; ci
dedichiamo anche alla produzione di aceti; dai cereali otteniamo i semi decorticati,
le farine, gallette di diverso tipo, come gallette di farro e canapa, gallette
di grano saraceno e canapa; dai piselli, fagioli e ceci otteniamo i legumi
secchi.”
All’interno del
nostro laboratorio seguiamo tutte le fasi per la produzione di sidro, dalla
spremitura delle mele, alla prima fermentazione spontanea, all’aggiunta di
succo di mela e lieviti e all’ottenimento del prodotto finale. Non aggiungiamo
solfiti ai nostri sidri, e probabilmente anche questo ci differenzia dalle
altre bottiglie presenti in commercio.
Nel laboratorio
produciamo anche i succhi di frutta. I nostri prodotti sono davvero speciali:
rispettiamo la frutta di partenza e facciamo di tutto perché mantenga il suo
gusto e le sue caratteristiche nutrizionali di partenza. Ad esempio, evitiamo
che il prodotto in trasformazione sia a contatto con alte temperature per molto
tempo per non rischiare di denaturare vitamine, fibre ed ogni altro elemento
fondamentare. Frulliamo la frutta, spremiamo la purea ottenuta e separiamo la
parte solida, da cui otteniamo compost, quindi concime, dalla parte liquida,
che lasciamo decantare per una notte con enzimi pectolitici per poi ultimare e
concludere la produzione del succo di frutta.”
Ci hai detto che
coltivi la canapa. Anche questo può essere considerato un prodotto innovativo.
Ci racconti quali possono essere le difficoltà nella coltivazione di questa
pianta?
“Ogni pianta, ogni
prodotto, ogni attività ha i suoi aspetti positivi e i suoi aspetti negativi.
Partiamo da questo concetto base, che vale per ogni cosa che si può fare nella
vita. Per quanto riguarda la canapa, uno dei problemi può essere dato dalla
meccanizzazione agricola. Ad esempio, è difficile mietere perché ci vuole molto
tempo, le macchine si usurano molto di più rispetto ad altri tipi di piante, e
ancora non sono state trovate delle soluzioni più pratiche. Di positivo, però,
ha che la pianta della canapa compete con le malerbe aiutando a combatterle in
modo assolutamente naturale e ha una radice fittonante che scende molto in
basso nel terreno, prendendo le buone sostanze e Sali minerali giù in
profondità dove altre piante non riescono ad arrivare. Questo rende la pianta
della canapa ottima per la rotazione dei terreni.”
La conversazione
con Claudio, a quanto pare, si è spostata più su un aspetto più tecnico, ma
abbiamo comunque curiosato. Hai parlato di rotazione, prima hai menzionato le
leguminose: utilizzi le piante di piselli, fave e ceci per effettuare la
rotazione o per arricchire il terreno di sali minerali?
“Le nostre piante di
leguminose fanno senza dubbio parte di colture da reddito, ma sicuramente si
alternano sui terreni rispettando i principi della rotazione. E al termine
della loro produzione, sfruttiamo l’azoto che possono dare ai nostri terreni!”
L’Azienda Agricola
Priotti Paolo è un’azienda biologica. Come conducete la vostra coltivazione
biologica?
“Sfruttiamo tutte le
tecniche di cui ci è data facoltà di utilizzo. Ovviamente non adoperiamo
fertilizzanti chimici, fitosanitari di derivazione chimica o simili. Ci
avvaliamo, ad esempio, di lanci di predatori, come nematodi per parassitare la
camola delle mele o coccinelle e altri insetti anche se alcuni di questi sono
più adatti in serra. In alcuni punti del frutteto lasciamo gli inerbimenti
perché tra l’erba alta si nascondono insetti utili. Sfruttiamo molto le
consociazioni tra diverse tipologie di piante che si scambiano sostanze
nutritive e si difendono tra loro dai parassiti. Per fare un esempio di
consociazione può essere quella che si instaura tra i trifogli ed i cereali, o
quella tra le Graminacee e le Leguminose.”
Ci puoi raccontare
cosa vi ha spinti a produrre in modo biologico?
“Le motivazioni sono
essenzialmente due. Questa è una zona a forte vocazione frutticola. Ci sono
indicazioni sanitarie che riportano gli indici di malattie e problemi di salute
evidenziati in questa zona legati a prodotti chimici. Purtroppo, questi valori
sono elevati, il tasso d’incidenza quindi è alto e quel che è preoccupante è
che pare sia preponderante in quella fascia di popolazione che si è dedicata
all’agricoltura. Quindi possiamo dire che principalmente abbiamo scelto di non
utilizzare prodotti chimici per non avvelenarci facendo questo mestiere. In
secondo luogo, ma non meno importante anzi, estremamente connesso, l’abbiamo
scelto per non avvelenare l’ambiente e preservare la natura in cui viviamo.”
Siamo tutti indissolubilmente collegati. Noi e la natura.
Così come la trattiamo, così ci tratta. Quello che le diamo, quello ci
restituisce.
Quella con Claudio è stata una piacevolissima
chiacchierata. Le sue parole, la passione sua e di Paolo, la loro dedizione, la
loro voglia di vivere a contatto con la natura ci hanno catapultati in un’altra
realtà, a dir poco piacevole, fatta di persone attente, legate all’ambiente,
rispettose della natura, desiderose di dare un senso al loro tempo ed ai loro
sforzi. Se vi trovate dalle parti della Cascina Danesa, fermatevi, ammirate ciò
che avete intorno, trascorrete qualche minuto con Claudio e Paolo e provate i
loro prodotti. Non si tratterà di una semplice visita. Sarà un’esperienza!